Secondo uno studio pubblicato sul giornale The Irish Post l’incidenza delle trasmissioni in ambienti esterni è ”quasi insignificante”.
Contagiarsi di Covid all’aperto è una possibilità davvero remota. A renderlo noto è uno studio realizzato dall’Health Protection Surveillance Centre (HPSC), istituto che si pone l’obbiettivo di controllare la diffusione del coronavirus in Irlanda. Secondo la ricerca, tra tutti i casi di contagio registrati, solo uno su mille è riconducibile alla trasmissione avvenuta all’aperto. I numeri pubblicati sull’Irish Times prendono in esame i contagi avvenuti sull’isola dal 24 marzo; da quando, cioè, sono stati registrati 232.164 casi di Sars-CoV-2. Di questo numero, solo 262 sono risultati legati a una trasmissione all’aperto, per una percentuale dello 0,1%. La metà dei contagi ”esterni” ha riguardato cantieri di costruzione, per un numero di casi pari a 124 mentre l’altra metà erano riconducibili alle attività sportive e fitness con soli 131 contagi. In ogni caso l’Ente ha aggiunto come sia pressoché impossibile determinare il luogo esatto nel quale è avvenuto il contagio. In poche parole, è possibile che la trasmissione del virus sia avvenuta, tra gli operai, anche durante la pausa pranzo, magari in un luogo chiuso. I numeri pubblicati in Irlanda, in realtà, confermano una ricerca internazionali che già da tempo indicano un’incidenza ridottissima dei contagi in aperto.
Uno studio in Cina, concentrato su 1.245 contagiati, ha rilevato come solo tre casi fossero attribuibili alla trasmissione in luoghi aperti. In pratica solo una persona ne ha infettate altre due parlando in strada sprovvisto di mascherina, probabilmente a distanza ravvicinata. La gran parte delle infezioni, infatti, circa l’80% dei contagi, è avvenuta tra le mura domestiche e il 34% sui mezzi di trasporto pubblico. Tutti i focolai rilevati sono avvenuti in ambienti chiusi, poco ventilati, che dunque rappresentano un grande pericolo di contagi. Un altro studio realizzato dal ricercatore Swinkels, K, ha indicato, sul totale di 33.741 contagi, 11 casi in ambienti esclusivamente esterni. Un’ulteriore conferma è giunta, già da tempo, dall’Università della California che ha analizzato cinque studi sul tema, rilevando come la possibilità di contrarre il virus in ambiente interno è 19 volte maggiore rispetto ai luoghi aperti. Sull’Irish Times è stata riportata anche una ricerca dell’Università di Canterbury che ha revisionato 7500 casi di infezioni tra Cina e Giappone avvenute prima del lockdown e che indicano come l’infezione nei luoghi aperti sia “così limitata da essere statisticamente insignificante”. Il motivo è che il virus all’aperto si dissolve velocemente abbattendo il pericolo di contagio.