Il satellite di Saturno nasconde un vasto oceano riscaldato in profondità dal nucleo del satellite.
Nel 2014 la sonda Cassini della NASA ha scoperto le tracce di un grande oceano nelle profondità di Encelado con getti di acqua eruttati nello spazio attraverso dei geyser prodotti attraverso delle fessure nel ghiaccio al polo sud. La presenza del ”liquido blu” rende il piccolo satellite di Saturno un obiettivo per gli astrobiologi alla ricerca di segni di vita extraterrestre. Ma le differenze tra il ”nostro” oceano e quello di Encelado sono davvero tante. L’oceano terrestre è relativamente poco profondo, copre tre quarti della superficie del pianeta, è più caldo nella parte superiore per i raggi del sole e più freddo nelle profondità vicino al fondo marino, e presenta correnti che sono influenzate dal vento. Encelado, invece, sembra avere un oceano ”globale”, completamente sotterraneo con una profondità di almeno 30 chilometri e raffreddato nella parte superiore, vicino al guscio di ghiaccio, e riscaldato nella parte inferiore dal calore del nucleo lunare.
Nonostante le loro differenze, la ricercatrice del Caltech Ana Lobo e colleghi suggeriscono come l’oceano del satellite abbia correnti simili a quelle sulla Terra. Gli oceani di Encelado e della Terra condividono, infatti, una caratteristica importante: sono salati. E come dimostrato dal team, le variazioni di salinità potrebbero spingere la circolazione oceanica su Encelado, proprio come accade nell’Oceano Antartico del nostro pianeta. “Le misurazioni gravitazionali e i calcoli del calore di Cassini avevano già rivelato che il guscio di ghiaccio è più sottile ai poli che all’equatore”, ha detto il professor Andrew Thompson, ricercatore della Divisione di scienze geologiche e planetarie del Caltech. “Le regioni di ghiaccio sottile ai poli sono probabilmente associate allo scioglimento e le regioni di ghiaccio spesso all’equatore al congelamento“. Ciò influisce sulle correnti oceaniche perché quando l’acqua salata gela, rilascia i sali e rende l’acqua circostante più pesante, facendola affondare. L’opposto accade nelle regioni di fusione. “Conoscere la distribuzione del ghiaccio ci permette di porre vincoli sui modelli di circolazione”, ha aggiunto Lobo. Secondo il modello informatico le regioni di congelamento e scioglimento, identificate dalla struttura del ghiaccio, sarebbero collegate dalle correnti oceaniche. Ciò creerebbe una circolazione dal polo all’equatore che influenza la distribuzione del calore e dei nutrienti. “Capire quali regioni del sottosuolo oceanico potrebbero essere le più ospitali per la vita, poiché sappiamo che un giorno potrebbe informare gli sforzi per cercare segni di vita”, ha detto il professor Thompson.