Decine di fenomeni di liquefazione del terreno osservato lungo il fiume Peneo, lungo il Titarisi e nel comune di Vlachogianni.
Lo scorso 4 marzo un sisma di 5.9 della Scala Richter ha colpito la città greca di Larissa, nella stessa zona investita da un altro potente terremoto solo il giorno precedente. Entrambe le scosse hanno provocato notevoli danni agli edifici con numerosi feriti. Intanto, il team di studiosi del Dipartimento di geologia dell’Università Aristotele di Salonicco, ha analizzato l’area maggiormente colpita mappando decine di fenomeni di liquefazione del terreno con aperture nel suolo e flussi di sabbia: “Fenomeni di liquefazioni sono state individuare lungo il fiume Peneo, nell’area tra Koutsocheros e Pineiadae lungo il Titarisi e nel comune di Vlachogianni“. Secondo Pavlidis si tratta di eventi ricorrenti dopo le scosse sismiche e che si manifestano con terreni sciolti, al di sotto dei quali si osservano strati di sabbia o fratture che coesistono con l’acqua.
“Durante una scossa di terremoto, questi strati, in pochi istanti, si comportano come dei veri e propri fluidi, sotto la pressione delle onde sismiche. Nel punto in cui si trova un punto sensibile, il suolo viene scagliato come un getto durante la scossa. A volte il fenomeno ha una durata di pochi minuti, a volte può durare mezz’ora, con un flusso di sabbia che provoca crateri o vere e propria colate di sabbia”, ha dichiarato Pavlidis. Secondo l’esperto ”realizzare costruzioni su questo tipo di terreno è estremamente pericoloso. Come lo dimostrato dal terremoto del 1999 a Nicomedia, in Turchia, dove interi palazzi si sono inclinati in seguito alla liquefazione del suolo”. Il paese ellenico si trova su alcune faglie, in grado di provocare sporadici eventi sismici.