Tracce di cesio-137 nella sabbia del deserto del Sahara.
Erano gli inizi di febbraio quando la neve e il cielo assunsero una suggestiva tonalità arancione per la presenza della sabbia sahariana anche sulle Alpi ed al confine tra Svizzera e Francia. Ed è nella regione alpina del massiccio della Giura che Pierre Barbey, esperto del laboratorio ACRO, organizzazione per il controllo dei livelli di radioattività, ha prelevato un campione di sabbia. I risultati dei testi hanno portato alla scoperta di tracce di Cesio-137. “Il risultato dell’analisi è chiaro, il cesio-137 è presente nella sabbia sahariana. Si tratta di un elemento artificiale, non presente naturalmente nella sabbia ed un prodotto della fissione nucleare generato in seguito ad un’esplosione nucleare” ha dichiarato l’ACRO.
Insomma la sabbia del deserto ha riversato le tracce di cesio-137 in tutta Europa, non solo tra Svizzera e Francia. “Ricordo che oltre trentanni fa, avevamo scoperto tracce di Cesio-137 nella sabbia sahariana ed ora, trentanni dopo, la situazione non è cambiata” dichiara lo scienziato. Naturalmente la presenza della sostanza radioattiva non rappresenta un pericolo rilevante per la salute dell’uomo, anche se ci conferma, ancora una volta, gli effetti dei test nucleare realizzati dalla Francia in Algeria. “Quello che è accaduto il 6 febbraio rappresenta un inquinamento molto ridotto, ma che si aggiungerà ai depositi precedenti, prodotti dai test nucleari degli anni Sessanta e alle conseguenze del disastro di Chernobyl del 1986”, ricorda il laboratorio Acro. Nonostante siano passati decenni, le tracce degli esperimenti nucleari, realizzate dai governi europei in giro per il mondo, stanno raggiungendo il Vecchio Continente come un boomerang.