Il fenomeno potrebbe aumentare i rischi di fenomeni estremi in Europa.
Il Capovolgimento meridionale della circolazione atlantica (AMOC), una delle principali correnti oceaniche del mondo responsabile della regolazione del clima nell’emisfero settentrionale, rischia di collassare, fino a “oltrepassare soglie critiche (tipping points), provocando cambiamenti climatici bruschi e irreversibili“. A confermarlo è uno studio di due ricercatori danesi pubblicato sulla rivista accademica PNAS. La causa del possibile collasso di questo ”regolatore di temperatura naturale” del nostro pianeta è l’aumento dei tassi di fusione del permafrost, dovuto al cambiamento climatico globale catalizzato dalle continue emissioni di gas serra. A suggerirlo è una serie di modelli di flusso di acqua dolce realizzati dai fisici danesi Johannes Lohmann, dell’Università di Copenaghen e Peter Ditlevsen, dell’Istituto Niels Bohr.
“Le conseguenze provocherebbero modifiche drastiche delle condizioni dell’agricoltura, della biodiversità e dell’economia in gran parte del mondo“, afferma una dichiarazione pubblicata sul sito web del progetto di monitoraggio climatico TiPES. La crescente preoccupazione degli scienziati, per i vari sottosistemi climatici a causa dei livelli di CO2 atmosferica include, oltre all’AMOC, le calotte glaciali dell’Antartide e della Groenlandia, la foresta pluviale amazzonica, i monsoni australiani e asiatici e il ghiaccio marino artico. Nonostante gli stessi esperti sostengono come risultino incerte le tempistiche di questi effetti, “i risultati mostrano come lo spazio operativo sicuro degli elementi del sistema Terra, rispetto alle emissioni future, potrebbe essere inferiore a quanto si pensava in precedenza“. In altre parole, la velocità con cui stiamo accelerando le emissioni di gas serra che sciolgono il permafrost lascerebbe all’umanità pochissimo spazio per reagire per proteggere i sistemi climatici e conseguentemente i modelli meteorologici globali.