Il coronavirus scoperto nel pangolino è potenzialmente pericoloso per l’uomo.
Un nuovo coronavirus, con una struttura molto simile al SARS-CoV-2, è stato individuato da un team di ricercatori del Francis Crick Institute di Londra e del The Seventh Affiliated Hospital dell’Università Sun Yat-sen di Shenzhen. A sorprendere gli esperti è la somiglianza della proteina Spike del patogeno, la ”chiave di accesso” che viene sfruttata dal virus per penetrare nella parete cellulare e iniettare nelle cellule l’RNA virale provocando l’infezione da COVID-19. La somiglianza della proteina Spike rende il coronavirus scoperto nei pangolini un nuovo potenziale pericolo anche per l’uomo, per il processo di zoonosi. Lo ricerca potrebbe aiutare gli studiosi a comprendere meglio l’origine del SARS-CoV-2.
Le informazioni raccolte, fino ad oggi, ci indicano come il coronavirus responsabile dell’attuale pandemia circolasse già da tempo nei pipistrelli, ma non è ancora del tutto chiarito come sia passato all’uomo direttamente da un pipistrello, o più probabilmente da un altro animale. Per la SARS, ad esempio, il cosiddetto ospite intermedio fu lo zibetto mentre per la MERS venne indicato il dromedario. Per la COVID-19 è stato probabilmente proprio il pangolino, ad infettare l’uomo. La scoperta è avvenuta analizzando un pangolino del Borneo catturato dalle forze dell’ordine in una delle tante perquisizioni che coinvolgono questi animali, tra i più oggetto di contrabbando in Asia. Grazie agli studi, realizzati dall’Istituto Francis Crick, gli esperti hanno determinato la presenza, nel pangolino, del virus RaTG13 del pipistrello, molto simile al SARS-CoV-2, ma meno pericoloso per la differente struttura della proteina Spike e il coronavirus del pangolino che, invece, “potrebbe infettare l’uomo”, come spiegato da Antoni Wrobel, autore dello studio. Alla luce dei dati emersi dalla ricerca, gli esperti hanno sottolineato l’importanza di interrompere il contrabbando dei pangolini, la distruzione dell’habitat e della caccia.