Se nel corso del 2020 si pensava di riuscire a far fronte alla pandemia di Coronavirus, nel 2021 gran parte della popolazione su scala globale ha preso coscienza del fatto che per debellare il virus ci vorrà molto più tempo del previsto. Pertanto anche i dispositivi di protezione individuale, impiegato ormai in quasi ogni parte del mondo unitamente al distanziamento sociale, dovranno inevitabilmente continuare ad essere utilizzati. Ma fino a quando? Una risposta in tal senso ha provato a darla l’immunologo del Policlinico Umberto I di Roma Francesco Le Foche il quale, nel sottolineare che “la fiducia non deve venir meno” e che “le persone anziane devono uscire di casa il meno possibile” dal momento che la vaccinazione è slittata di alcune settimane ed il virus è in circolazione, ha voluto ricordare l’importanza di continuare ad indossare la mascherina. Almeno, ha detto, “fino al prossimo autunno”, anche se “tutto dipenderà dalla percentuale di italiani vaccinati”. Insomma anche l’estate 2021 sarà con molta probabilità anomala ovvero caratterizzata dall’utilizzo delle mascherine.
Le Foche, interpellato dal Corriere della Sera, ha aggiunto che oltre ai vaccini “che speriamo saranno resi disponibili in maniera sempre maggiore, molte aspettative sono riposte negli anticorpi monoclonali, farmaci capaci di fermare la progressione della malattia almeno per due tre mesi se dati precocemente nei primi giorni del contagio alle persone che rischiano le conseguenze più severe dal Covid-19, a partire da anziani affetti da altre patologie. Si è visto – ha aggiunto – che questi anticorpi artificiali riducono in modo significativo i ricoveri in ospedale e la mortalità. Quelli prodotti dall’americana Eli Lilly, in parte in uno stabilimento a Latina, devono essere approvati dall’agenzia europea Ema. Anche l’Italia sta lavorando su un monoclonale molto potente, messo a punto dal gruppo di Rino Rappuoli“.
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Infine un dettaglio sulle varianti: “La situazione è stata ben spiegata dal direttore della prevenzione, Giovanni Rezza. I vaccini sembrano efficaci contro le varianti inglese e sudafricana che potrebbero aver dato al virus una maggiore trasmissibilità. Restano dubbi sulla versione brasiliana del Sars-CoV-2. Potrebbe darsi, ma è tutto da dimostrare, che l’efficacia del vaccino sia ridotta, non annullata. È necessario avere un sistema di sorveglianza sulla circolazione di questi nuovi ceppi. Le mutazioni fanno parte della storia evolutiva dei virus“.