Le due tempeste, di dimensioni diverse, confermano la variabilità atmosferica del pianeta blu.
Attraverso il telescopio spaziale Hubble gli scienziati della NASA, nel 2018, hanno individuato una gigantesca tempesta oscura, di oltre 7.400 chilometri di diametro, nell’emisfero settentrionale di Nettuno. Le osservazioni realizzate l’anno successivo hanno mostrato uno spostamento del vortice verso sud, in direzione dell’equatore, dove, secondo le previsioni, sarebbe dovuto svanire. Nell’agosto del 2020 Hubble ha notato, però, come il vortice abbia modificato repentinamente direzione dirigendosi verso nord. Durante la sbalorditiva inversione della direzione della tempesta, una nuova caratteristica formazione scura, leggermente più piccola, è apparsa vicino alla più grande, per poi scomparire.
Secondo le ricostruzioni, la tempesta più piccola potrebbe essere un ”frammento” del vortice gigante che ha repentinamente modificato la sua traiettoria. La grande tempesta è la quarta macchia scura transitoria che Hubble ha osservato dal 1993 su Nettuno. Ripreso per la prima volta dalla sonda spaziale Voyager 2 della NASA nel 1989, Nettuno ha da subito mostrato le formazioni di colore scuro. I vortici neri di Nettuno sono sistemi ad alta pressione che possono formarsi alle medie latitudini e possono quindi migrare verso l’equatore. Iniziano rimanendo stabili a causa delle forze di Coriolis, che fanno ruotare in senso orario le tempeste dell’emisfero settentrionale, a causa della rotazione del pianeta. Tuttavia, quando una tempesta si sposta verso l’equatore, l’effetto di Coriolis si indebolisce e la formazione si dissolve.