Natura: il diavolo della Tasmania ‘sconfigge’ il cancro che minacciava di estinguerlo

Secondo gli studi l’organismo dell’animale ha imparato a resistere al cancro che ne minacciava l’estinzione.

Uno dei predatori più iconici dell’Australia, il diavolo della Tasmania, sta diventando più resistente a un tipo di cancro che ne ha decimato la popolazione negli ultimi decenni. A rivelarlo è uno studio pubblicato sulla rivista Science venerdì scorso. Gli autori della ricerca hanno mostrato alcune prove che la malattia contagiosa, responsabile degli orribili tumori facciali, è sempre meno diffusa rispetto a pochi anni fa, nonostante le ricerche precedenti che ne prevedevano addirittura l’estinzione. Dopo la sua scoperta nel 1996, l’infezione mortale ha ridotto la popolazioni dell’80% in due decenni. La principale via di trasmissione sono i morsi, che fanno parte dell’interazione sociale tra questi piccoli predatori. Tuttavia, con la diminuzione della popolazione, questa modalità di contagio è diventata più rara a causa del numero minore di incontri tra i diversi esemplari.

Natura: il diavolo della Tasmania ‘sconfigge’ il cancro che minacciava di estinguerlo

I ricercatori hanno sequenziato i genomi del microrganismo che causa il cancro e hanno scoperto che la sua replicazione non è più frequente come anni fa. A loro volta, gli animali stessi sviluppano una migliore immunità alle infezioni, secondo lo studio genetico effettuato dagli esperti. I risultati della ricerca indicano “che il diavolo sarà in grado di sopravvivere superando questa malattia”, ha dichiarato il coautore dello studio Menna Jones dell’Università della Tasmania aggiungendo come una malattia diffusa “sta diventando una malattia endemica“. Poche settimane fa, la prima reintroduzione di diavoli della Tasmania, allevati in cattività e guariti dalla malattia, si è verificata in un parco nazionale nell’Australia continentale vicino a Sydney. Si tratta di un evento storico per il paese, una volta popolato dall’animale prima dell’estinzione provocata dai cani dingo.