La formazione potrebbe nascondere una caldera paragonabile, per estensione, allo Yellowstone.
Un piccolo gruppo di sei isole vulcaniche situate nella catena delle Aleutine, in Alaska, potrebbe comporre un gigantesco vulcano non ancora scoperto. E’ la teoria sostenuta da un gruppo di ricercatori che hanno studiato l’area e che presenteranno le loro conclusioni all’incontro dell’American Geophysical Union ( AGU ). Se confermato, il vulcano avrebbe dimensioni paragonabili al Yellowstone, il supervulcano in grado di produrre eruzioni con conseguenze globali. Le Aleutine sono un arcipelago di oltre 300 isole vulcaniche situate tra il Mare di Bering a nord e l’Oceano Pacifico settentrionale a sud. Si dividono in più gruppi, comprese le formazioni indicate come un possibile vulcano unico e interconnesso, conosciuto fino ad oggi come ”Isole dei Quattro Vulcani” o dei ”Quattro Monti”. Il ”sottoarcipelago”, ha una superficie totale di 545.596 chilometri quadrati ed è praticamente spopolato. Fino ad oggi si pensava fossero sei stratovulcani presenti nell’area: il Carlisle, il Cleveland, l’Herbert, il Kagamil, il Tana e il Uliaga . Questi sarebbero, secondo questa teoria, un unico vulcano interconnesso da una caldera gigante.
A differenza degli stratovulcani, un supervulcano di quelle dimensioni provoca un’eruzione quando il magma accumulatosi nelle profondità della caldera entra in contatto con la crosta terrestre. Quando la pressione del giacimento supera la forza esercitata della crosta terrestre, vengono rilasciate enormi quantità di lava e cenere, provocando un’eruzione catastrofica, come accadde a Yellowstone 630.000 anni fa (un evento che riuscì a modificare il clima terrestre). Ora, gli scienziati hanno studiato il Monte Cleveland, il vulcano più attivo del gruppo delle Four Mountain Islands, cercando di comprenderne la natura. E in base alle loro prove, ci sono molte indicazioni che le isole potrebbero appartenere a una singola caldera interconnessa. “Se confermato, diventerebbe il primo vulcano delle Aleutine sott’acqua“, dice Diana Roman, ricercatrice presso la Carnegie Institution for Science di Washington e coautrice dello studio che sarà presto pubblicato. “Tutte le tracce che abbiamo scoperto – continua l’esperta – ci dimostra la presenza di una caldera colossale in questa regione“. In ogni caso i ricercatori dell’US Geological Survey, sostengono come l’esistenza della caldera, in realtà, non è ancora provata, e che è necessario tornare sulle isole e raccogliere dati diretti”.