Un focolaio di peste suina africana, nota anche come PSA, è stato individuato nella Siberia sud-occidentale. La malattia sarebbe stata contratta da diverse centinaia di maiali nella provincia di Omsk che, stando alle indagini, avrebbero mangiato scarti alimentari provenienti da un ospedale e da una struttura ospedaliera, entrambe adibiti alla cura dei malati di Covid-19. Secondo quanto accertato dalle autorità era il proprietario stesso dell’allevamento a recuperare tali scarti alimentari dalle strutture ospedaliere per poi darli in pasto ai suini. “Gli scarti alimentari delle strutture ospedaliere non hanno alcun impatto sulla situazione epidemiologica” hanno sottolineato le autorità regionali affermando dunque che non vi sarebbe una correlazione diretta.
Aggiungendo inoltre che “i pazienti sospetti di aver contratto il coronavirus non hanno contatti con la cucina o con i cuochi, e gli scarti alimentari sono debitamente disinfettati e utilizzati secondo il regolamento e non c’è alcun collegamento tra il coronavirus e la peste suina africana”. Di contro è stata avanzata dal responsabile dell’aziend asanitaria regionale un’ipotesi differente ovvero che gli alimenti destinati ai pazienti malati di Covid siano stati preparati utilizzando ingredienti provenienti da una regione con focolai di peste suina africana.