Esultano le organizzazioni ambientaliste di tutto il mondo.
L’ufficio del Comitato Intergovernativo del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’UNESCO ha ufficialmente escluso la corrida dalle manifestazioni protette, bocciando la richiesta di aiuti economici avanzata dal settore in virtù della “situazione di emergenza” provocata dal COVID. Dopo due richieste di salvaguardia inviate all’UNESCO in giugno e agosto dall’International Bullfighting Association, varie organizzazioni ambientaliste come la piattaforma La Tortura No Es Cultura o le organizzazioni Animal Guardians o Gladiators for Peace, hanno reagito promuovendo una forte campagna contro la candidatura. A settembre, l’ufficio del Comitato Unesco ha deciso di rinviare il dibattito sulla corrida alla riunione di ottobre, quando è stata esclusa. Ad oggi, dunque, la corrida non è più tra gli eventi candidati a diventare Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.
Soddisfazione da parte di vari comitati, tra cui Marta Esteban, presidente della piattaforma ”La tortura Non è Cultura” che sottolinea come sia importante ‘‘proteggere i bambini e i giovani dalla violenza della corrida”. Intanto si aggrava la situazione, già drammatica, del settore con un calo vertiginoso del fatturato da inizio decennio, accelerato dalla pandemia di coronavirus. Secondo l’ultimo rapporto dell‘Associazione dei Veterinari Abolizionisti della Corrida (AVATMA), risalente al 2019 e sulla base dei dati tra il 2007 e il 2018, il calo del fatturato del settore è stato del 58,4% mentre nel 2020 si è registrato un ulteriore crollo del 63,4%.