Gli studi sul megalodonte, l’enorme squalo preistorico considerato il principale predatore degli oceani, proseguono senza sosta. Gli esperti vogliono infatti comprendere nei dettagli come il dominatore dei mari, in cima alla catena alimentare, si sia potuto estinguere e stando a quanto riportato sullo studio recentemente pubblicato sulla rivista Biology Letters della Royal Society, potrebbero esserci alcune cause ad oggi ancora non prese in esame. Il megalodonte raggiungeva i 18 metri di lunghezza, dimensioni che oggi appaiono inimmaginabili se associate alle altre specie di squalo. In passato i piccoli crescevano in vivai di acqua non particolarmente profonda ma calda: qui il cibo era presente in abbondanza ed in questo modo potevano crescere senza problemi fino all’età adulta, un processo che richiedeva almeno 25 anni.
A causa del raffreddamento del pianeta in un arco di tempo di circa 20 milioni di anni il livello del mare andò progressivamente a calare riducedo in tal modo i vivai nei quali i piccoli di megalodonte potevano crescere e cibarsi in sicurezza. Una di queste zone è stata scoperta nella provincia di Tarragona, al largo della costa orientale della Spagna. Carlos Martinez-Perez e Humberto Ferron, autori della ricerca, hanno sottolineato che la scoperta è avvenuta dopo aver osservato una collezione di denti di megalodonte in un museo; si sono accorti che non sembravano essere particolarmente grandi se rapportati alle dimensioni dell’animale. Per questo hanno pensato che l’area avesse in passato ospitato giovani megalodonti; complessivamente sono state esaminate otto serie di denti di squalo rinvenute in quattro Paesi ovvero Panama, Cile, Perù e Stati Uniti scoprendo che quattro di esse appartenevano a giovani squali.
I fattori che portarono all’estinzione furono essenzialmente tre: la riduzione delle prede del megalodonte, che si spostarono verso le zone più fredde mentre lo squalo rimase nelle zone più calde dell’oceano; la riduzione dei vivai per la crescita in seguito al raffreddamento delle acqua. E la comparsa di un nuovo predatore, lo squalo bianco, che essendo più agile sottraeva al megalodonte importanti quantità di cibo.