Le nuove misure del Very Long Baseline Interferometry degli scienziati giapponesi rivela la reale distanza che ci separa dal centro galattico e dal buco nero.
Una nuova mappa della Via Lattea rivela come la posizione del nostro Sistema Solare sia, in realtà, molto più prossima al centro della galassia e dunque al buco supermassiccio presente: Sagittario A *. Nello studio, realizzato grazie alle misurazioni del ”Very Long Baseline Interferometry” (VERA), oltre a sottolineare come il nostro pianeta non corra alcun rischio di essere inghiottito, gli esperti hanno individuato, con maggiore accuratezza, la nostra posizione in questa immensa galassia, difficile da mappare in tre dimensioni dall’interno. Si tratta di un problema che per lungo tempo ha limitato la nostra comprensione dei fenomeni spaziali. Se risulta relativamente facile mappare le coordinate bidimensionali di stelle e altri oggetti cosmici, infatti, le distanze dai vari oggetti, su misurazioni tridimensionali, sono molto più difficili da comprendere fino in fondo. Ma le distanze sono importanti: ci aiutano a determinare la luminosità intrinseca degli oggetti, come nel caso della gigante rossa Betelgeuse, che, dopo varie ricerche, si è rivelata più vicina alla Terra rispetto a quanto suggerito dalle misurazioni precedenti; una scoperta che ha consentito agli scienziati a ridimensionarne la grandezza e la luminosità.
Attraverso una serie di radiotelescopi installati in diverse isole dell’arcipelago giapponese, gli esperti di VERA hanno ottenuto un’immagine con la risoluzione di un telescopio di diametro di 2.300 chilometri. L’obbiettivo di VERA è aiutarci a calcolare le distanze dalle stelle che emettono onde radio calcolando la loro parallasse analizzandone il cambiamento della posizione rispetto alle stelle più lontane. Attraverso questa tecnica gli esperti hanno individuato, con grande precisione, la posizione del nostro Sistema Solare nella Via Lattea e la distanza dal centro galattico. Secondo le misurazioni il cuore della galassia si trova, dunque, a 25.800 anni luce contro i 26.673 anni luce rivelati l’anno scorso dallo strumento GRAVITY del Very Large Telescope Interferometer dell’ESO (Ossservatorio Europeo Australe).
Fonte: https://academic.oup.com/pasj/article-abstract/72/4/50/5824859?redirectedFrom=fulltext