Nell’iscrizione viene descritta una “donazione” di 700.000 denari, che potrebbe coprire una tangente.
Un gruppo di esperti è riuscito, dopo aver raccolto e assemblato alcuni frammenti, a decifrare l’iscrizione di una stele eretta nell’anno 198 nella città romana di Nicopolis ad Istrum, nel territorio dell’odierna Bulgaria, come riportato dal portale ‘‘Archeology in Bulgaria”. La pietra frantumata venne trovata nel 1923, ma trascorse quasi un secolo in un museo locale prima che fosse finalmente restaurata da specialisti. Raccogliendo l’antico testo greco e traducendolo, hanno stabilito che si trattava di una lettera di ringraziamento dell’Imperatore Settimio Severo (193-211) ai cittadini locali, che gli avevano donato 700.000 denari. Secondo l’epigrafista Nikolai Sharankov, questa somma, equivalente a “diversi milioni” di euro oggi, era “una tangente” dagli abitanti di Nicopoli a Settimio, mascherata da donazione.
Secondo l’archeologo Sharankov i cittadini hanno, con questa somma, cercato di riconquistare il favore dell’imperatore, dopo aver appoggiato uno dei suoi rivali, Pertinace, nel 193. Nel testo, inoltre, è riportata quella che gli esperti una vera e propria ”menzogna politica”. “Settimio è presentato come il figlio di Marco Aurelio (161-180), sebbene provenisse dal Nord Africa e non avesse nulla a che fare con la dinastia Antonina, alla quale apparteneva il suo predecessore divinizzato. In questo modo – continuano gli esperti – Settimio Severo fece risalire la sua discendenza all’imperatore Traiano (98-117) in modo da legittimarsi davanti al popolo “. La stele restaurata alta tre metri è stata restituita alla sua posizione originale e può essere apprezzata dai visitatori delle rovine di Nicopoli.