Uno spesso strato di anidride carbonica caratterizza uno dei pianeti più caldi mai osservati.
Un team di studiosi, guidato da un astronomo dell’Università del Kansas, ha ritratto per la prima volta l‘atmosfera di LTT 9779b, l’esopianeta che “non dovrebbe esistere“, tenendo conto delle alte temperature che caratterizzano questo corpo celeste. I risultati dello studio sono stati pubblicati lunedì sull’Astrophysical Journal Letters. Dopo aver analizzato i dati, gli scienziati sono stati in grado di realizzare la prima caratterizzazione atmosferica spettrale del pianeta grazie al Transiting Exoplanet Survey Satellite (TESS) in collaborazione con il telescopio spaziale Spitzer della NASA. “Per la prima volta, abbiamo misurato la luce proveniente dal pianeta che non dovrebbe esistere“, ha spiegato l’autore principale dello studio Ian Crossfield, aggiungendo che “è così intensamente irradiata dalla sua stella che la sua temperatura supera i 1.650 gradi Celsius e la sua atmosfera potrebbero essere completamente evaporate. Tuttavia, le nostre osservazioni Spitzer ci mostrano la sua atmosfera attraverso la luce infrarossa emessa dal pianeta“. Secondo lo specialista, dunque, le ultime misurazioni sono servite a capire quali molecole compongano l’atmosfera di questo lontano corpo celeste. I risultati indicano la presenza di monossido di carbonio o anidride carbonica.
”Questo pianeta – ha aggiunto Crossfield – non ha una superficie solida, ma un involucro di gas che risulta molto più caldo anche di Mercurio; non solo il piombo si scioglierebbe nell’atmosfera di questo pianeta, ma anche il platino, il cromo e l’acciaio inossidabile “. Il sistema dell‘LTT 9779b è considerato dagli esperti “estremo” per la velocità con cui ruota attorno alla sua stella, completando un anno in meno di 24 ore . La scoperta di questo pianeta, collocato a 260 anni luce dalla Terra, è stata annunciata a settembre. Nel frattempo, uno studio complementare condotto dall’astronomo Diana Dragomir dell’Università del New Mexico, ha analizzato la composizione atmosferica dell’esopianeta attraverso lw osservazioni delle ”eclissi secondarie”, ovvero quelle prodotte quando il pianeta passa dietro la stella. L’attenuazione della lumiosità durante questo transito aiuta a comprendere la struttura termica dell’atmosfera di un esopianeta. Gli scienziati hanno identificato prove di assorbimento molecolare nell’atmosfera del pianeta, probabilmente dovuto al monossido di carbonio. La scoperta di questa molecola potrebbe fornire indizi sull’origine del corpo celeste e su come sia riuscito a mantenere la sua atmosfera.