Il clima, nel periodo che va dal 1924 al 1920, sarebbe diventato improvvisamente più freddo e umido nel Nord Europa.
Il periodo che va dal 1914 al 1920 non è stato uno dei più semplici per la specie umana. Subito dopo gli orrori della prima guerra mondiale, infatti, gran parte del mondo ha dovuto affrontare l’epidemia di “influenza spagnola”, una pandemia che, secondo i calcoli, ha sterminato oltre 50 milioni di persone in tutto il mondo. Ed è proprio la gravità di questa epidemia potrebbe essere stata accentuata da un breve ma brusco cambiamento del clima terrestre con temperature incredibilmente fredde e umide nel nord Europa. In un nuovo studio pubblicato su Geohealth, un team internazionale di scienziati ha studiato una carota di ghiaccio di 72 metri di lunghezza estratta dal ghiacciaio della Punta Gnifetti nelle Alpi italo-svizzere scoprendo “l’anomalia climatica del secolo” ovvero un periodo di pochi anni in cui la concentrazione di umidità e il freddo dal nord Atlantico aumentarono sensibilmente, già durante la prima guerra mondiale.
Nel ghiaccio, i ricercatori hanno scoperto i segni di notevoli cambiamenti nei livelli di sodio e cloro, componenti trovati nel sale marino ed in particolare all’interno degli strati risalenti al periodo che va dal 1915 al 1918. Secondo i ricercatori, questo indica chiaramente che le Alpi e gran parte dell’Europa nord-occidentale furono colpite da un forte afflusso di aria fredda del mare del Nord Atlantico, che ha portato una notevole quantità di pioggia e umidità. Altre fonti dell’epoca, come documenti scritti o fotografie, descrivono spesso questo periodo come grigio e piovoso, con trincee rivestite di filo spinato piene di acqua piovana e fango. “Abbiamo scoperto come la mortalità in Europa è aumentata del triplo durante la guerra, e questi picchi si sono verificati durante o subito dopo periodi di basse temperature e forti piogge. Il tutto causato da afflussi estremamente insoliti di aria oceanica negli inverni del 1914-15, 1915-16 e 1917 -18, nell’ambito di un’anomalia che si verifica, in media, ogni 100 anni – ha spiegato il dottor Alex More, autore dello studio dell’Università di Harvard e del Climate Change Institute, Università del Maine e professore associato di salute ambientale presso la Long Island University. Ma il freddo, oltre a peggiorare le condizioni degli eserciti, avrebbe favorito anche la diffusione dell’influenza spagnola. Non solo condizioni più umide avrebbero favorito la diffusione di malattie respiratorie, ma avrebbero condizionato il comportamento delle anatre domestiche, uno dei principali serbatoi animali del ceppo influenzale H1N1. I ricercatori sostengono che le migrazioni di anatre domestiche e altri uccelli migratori sarebbero state praticamente interrotte, durante gli anni della guerra, facendo rimanere gli uccelli in Europa, dove potevano più facilmente trasmettere l’influenza agli esseri umani attraverso l’acqua contaminata dalle loro feci. “Queste anomale atmosferiche influenzano l’ambiente, gli animali e inevitabilmente le persone – ha dichiarato il dottor More in un comunicato stampa.