La tracce persistenti di fosfina, una sostanza prodotta dall’attività biologica, hanno una sola spiegazione: la vita biologica.
Jane Greaves dell’Università di Cardiff nel Regno Unito e diversi coautori, tra cui alcuni del MIT, hanno appena annunciato, in un nuovo entusiasmante articolo, la scoperta di fosfina nelle nuvole di Venere. Si tratta di un importante traguardo raggiunto dagli astrobiologi che, per anni, hanno cercato di rilevare una “firma biologica” che dimostrasse la presenza di vita su un altro mondo oltre la Terra. Anche se questa scoperta non è la prova definitiva di vita su Venere, rappresenta il passo più importante mai mai raggiunto dall’uomo, nella ricerca di vita extraterrestre. Gli autori hanno rilevato la fosfina nell’atmosfera venusiana a una concentrazione di circa 20 parti per miliardo, utilizzando un’approfondita analisi spettrale e osservazioni di due diversi telescopi terrestri nel 2017 e 2019. In un articolo pubblicato all’inizio di quest’anno, alcuni membri dello stesso team di ricerca avevano identificato la fosfina come un gas di biosignatura (una sostanza che fornisce prove scientifiche della vita passata o presente su un pianeta). Si tratta di una sostanza che ha caratteristiche spettrali identificabili in modo univoco e senza di falsi positivi “abiotici”; in pratica non ci sono spiegazioni non biologiche note che spiegano le concentrazioni misurabili nell’atmosfera di un pianeta. Nello stesso articolo gli esperti hanno sottolineato come la fosfina potrebbe essere difficile da rilevare su un altro mondo, date le basse quantità, la reattività con altri composti chimici e la sua vulnerabilità all’irradiazione ultravioletta. Risulta davvero sorprendente, dunque, che la fosfina sia stata rilevata nelle nuvole venusiane, dove sono presenti elevate quantità di irradiazione UV e alcuni radicali, che distruggerebbero (ossiderebbero) il gas piuttosto rapidamente. Ciò significa che deve esserci qualcosa che reintegra continuamente la fosfina.
Ma cosa? Sulla Terra, questo gas incolore, che risulta tossico per l’uomo e altri mammiferi, è prodotto da microbi che vivono in condizioni prive di ossigeno. Attraverso una serie di esperimenti gli studiosi hanno cercato di ricreare le condizioni affinché la fosfina si riproduca ”non biologicamente”, senza riuscirsi. Scartate le ipotesi dei fulmini, degli asteroidi o comete, rimane una sola possibilità: la vita biologica. Con questa scoperta Venere diventa, a pieno titolo, il prossimo obbiettivo delle missioni spaziali in cerca di vita extraterrestre.