Il raro fenomeno si è sviluppato al largo della Liberia nel 2016.
Per la prima volta nella storia, gli scienziati hanno confermato l’esistenza di un nuovo tipo di terremoto, molto potente, chiamato “terremoto boomerang”. A renderne nota l’esistenza è un team di ricercatori guidati da Stephen Hicks, sismologo sismico presso l’Imperial College di Londra, sulla base dei dati di 39 sismometri posizionati vicino alla dorsale medio atlantica usati per monitorare l’attività sismica. Nell’agosto 2016, un terremoto di magnitudo 7.1 ha colpito una faglia nel fondo del mare a 650 miglia al largo della costa della Liberia. Il fenomeno, molto potente, ha mostrato una grave anomalia. “Sebbene la rottura della faglia sembri normale, il modo in cui il terremoto si è sviluppato non rientra affatto nei classici schemi – ha dichiarato Hicks. In pratica la scossa si è propagata dapprima a est, verso la dorsale medio atlantica per poi ”tornare indietro su se stessa” e scalare la sezione superiore della faglia a 17.702 chilometri all’ora, una velocità che renderebbe raggiungibile New York, da Londra, in meno di 20 minuti.
Secondo le ricostruzioni i terremoto ha viaggiato così velocemente da produrre l’equivalente geologico di un ”boom sonico”. “E’ la prima volta che viene segnalato un fenomeno di questo tipo – ha spiegato il geofisico Yoshihiro Kaneko di GNS Science in Nuova Zelanda. Quanto siano frequenti questi ”terremoti boomerang” e a che velocità si muovano rimane un mistero. Nel frattempo alcuni esperti hanno persino ipotizzato che il terremoto di Tohoku, in Giappone, di magnitudo 9.0, nel 2011, possa aver prodotto un effetto boomerang. “Potrebbe essere un fenomeno più comune di quanto pensiamo“, ha aggiunto Kaneko. Comprendere adeguatamente la natura sorprendentemente complessa di questi terremoti rappresenta un passo importante per gli esperti, per produrre modelli migliori, prevedere in modo più accurato dove e come potrebbero verificarsi i sismi in futuro, potenziando i sistemi di allerta precoce e i metodi di costruzione nelle aree ad alto rischio.