Le fiamme continuano a divorare ettari di vegetazione oltre il Circolo Polare Artico.
Questa settimana Greenpeace International ha pubblicato una serie di foto drammatiche che mostrano l’incredibile estensione degli incendi che stanno bruciando nella regione di Krasnoyarsk in Siberia. Le immagini, catturate il 16 luglio da un drone, mostrano fiamme rosse che distruggono le foreste boreali russe, incenerendo gli alberi e producendo grandi pennacchi di fumo. Dopo un inverno e una primavera insolitamente caldi quest’anno, la stagione degli incendi è iniziata prima del previsto in Russia; una situazione favorita dalle temperature estreme del periodo estivo. Il 17 giugno a Verkhoyansk, una città situata nella regione artica della Siberia, la colonnina del mercurio ha raggiunto i 38 gradi, la temperatura più alta mai documentata a nord del circolo polare artico.
Dall’inizio del 2020, si stima che gli incendi abbiano bruciato 20 milioni di ettari di foresta russa, equivalente ad un’area più grande della Grecia, secondo Greenpeace International. Ciò significa che gli incendi di quest’anno hanno colpito un’area di foresta russa quasi equivalente alla perdita di alberi registrata nell’intero pianeta durante lo scorso anno. A Krasnoyarsk, dove sono state scattate le fotografie, 27.461 incendi sono stati rilevati via satellite tra il 21 aprile e il 21 luglio. Dal 2000, nella regione si è registrata una una riduzione del 9,8% della copertura arborea, secondo i dati raccolti da Global Forest Watch mentre il fumo degli incendi siberiani si sta diffondendo in tutta la Russia. Solo una minima parte degli incendi è stata provocata dai fulmini, mentre non è sottovalutare il ruolo degli incendi zombie, ovvero i resti dei fuochi dell’anno scorso, bruciati silenziosamente nelle torbiere nell’Artico siberiano durante l’inverno e riapparsi in primavera. “Solo i 5% degli incendi viene raggiunto dai Vigili del Fuoco – raccontano gli attivisti – mentre il restante 95% sono incendi di cui nessuno si occupa“.