Un buco nero, di dimensioni ridotte, potrebbe originare le deviazioni delle orbite degli oggetti transnettuniani.
Non si placa il dibattito sul Pianeta Nove, l’ultimo oggetto che, secondo alcuni dati, orbiterebbe nell’area più esterna del nostro Sistema Solare. Ipotizzata per spiegare le strane orbite di alcuni piccoli oggetti ai confini del Sistema Solare, l’esistenza del Pianeta Nove non è stata mai confermata. Uno studio pubblicato sull’Astrophysical Journal Letters ha avanzato un’ipotesi davvero suggestiva: la presenza di un buco nero. Gli autori della ricerca propongono una tecnica per individuarlo mappando il cielo alla ricerca dei bagliori emessi dalle comete che vengono divorate.
“Il Pianeta Nove potrebbe essere un buco nero di dimensioni non superiori a un pompelmo e con una massa compresa tra le cinque e le dieci volte quella della Terra“. Si tratterebbe, nel caso, di un buco nero primordiale, generato dalla materia addensatasi nel corso dell’espansione iniziale dell’universo durante il Big Bang. Secondo i due esperti ”l’oggetto sarebbe individuabile grazie alla missione “Legacy Survey of Space and Time” che dovrebbe diventare operativa nel 2023: un progetto basato su un telescopio ancora in via di realizzazione in Cile e capace di immortalare l’intera volta celeste dell’emisfero australe. La capacità dell’LSST sarebbe in grado di garantire l’individuazione di eventuali buchi neri nella periferia del Sistema Solare immortalando i bagliori prodotti dalle comete poco prima di essere distrutte.