Un team di esperti ha riprodotto le condizioni che portano i vari composti atmosferici di Nettuno a produrre piogge di diamanti.
Un team internazionale di scienziati ha a lungo sostenuto la teoria secondo cui si potrebbero verificare vere docce di diamanti su Urano e Nettuno. Ora questo presupposto ha ricevuto conferma a seguito dell’esperimento condotto dal laboratorio nazionale di accelerazione SLAC del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, gestito dalla Stanford University. Entrambi i pianeti vengono considerati giganti del ghiaccio, sebbene in realtà la sostanza di cui sono composti è gas allo stato liquido, tuttavia la temperatura nel nucleo raggiunge diverse migliaia di gradi. L’atmosfera di Urano e Nettuno è principalmente costituita da elio e idrogeno, mentre il metano, più pesante, si trova in profondità. Ed è proprio il metano che, giunto ad una profondità di circa 7000 chilometri, si decompone nei suoi elementi costitutivi: carbonio e idrogeno. L’idrogeno, più leggero, sale nell’atmosfera mentre il carbonio si trasforma in cristalli di diamante e lentamente ‘affonda’ nel nucleo ghiacciato dei pianeti. Per confermare questa teoria , i ricercatori del laboratorio SLAC hanno ricreato, sulla Terra, le condizioni simili a quelle che si trovano nelle profondità di Urano. Attraverso una serie di attrezzature avanzate, gli esperti hanno sostituito il polistirene (C8H8) al metano. In una prima fase, il materiale è stato riscaldato e pressurizzato per replicare le condizioni all’interno di Nettuno a una profondità di circa 10.000 chilometri: impulsi laser ottici hanno generato onde d’urto nel polistirolo che hanno riscaldato il materiale a circa 4.727 gradi e sottoposto ad un’intensa pressione. “Abbiamo prodotto circa 1,5 milioni di bar – ha dichiarato l’esperto Dominik Kraus – il che equivale alla pressione esercitata dal peso di circa 250 elefanti africani sulla superficie di una miniatura”.
Durante l’esperimento, come previsto, il carbonio nel polistirene si è trasformato in diamanti mentre il resto del composto viene rilasciato come idrogeno puro; il tutto senza residui di carbonio. “Ora sappiamo – continua Kraus – che nei giganti di ghiaccio, il carbonio forma quasi esclusivamente diamanti quando si separa e non assume una forma di transizione fluida”. Questo fenomeno, a sua volta, conferma un’altra ipotesi degli scienziati; il fatto che Nettuno emette circa 2,6 volte più energia di quella che riceve dal Sole. Durante la loro caduta verso il nucleo, l’energia gravitazionale dei diamanti viene convertita in calore a causa dell’attrito con gli altri materiali: un fenomeno che porta al riscaldamento interno del pianeta.