Una lettera è stata inviata a circa 25mila lavoratori nel sud del paese.
Un avviso curioso quello giunto ai lavoratori in alcune aree della Danimarca. Circa 25.000 dipendenti del settore privato hanno già ricevuto lettere di avvertimento riguardo le “conseguenze sul lavoro”, di un viaggio nei paesi con un alto tasso di diffusione di coronavirus. Nella missiva le aziende avvertono come, tra le possibili conseguenze di un viaggio in determinate aree del mondo, potrebbe essere sottoposti a quarantena obbligatoria di due settimane. Un viaggio del genere “sarebbe considerato una violazione sostanziale” verso la propria azienda e, in definitiva, potrebbe avere “conseguenze sul lavoro”.
Secondo Lene Borregaard, direttore delle risorse umane per la regione della Danimarca meridionale, la lettera è un semplice tentativo di spiegare, in maniera trasparente, le “spiacevoli sorprese” a cui potrebbero andare incontro i turisti danesi. Nonostante tutto, Borregaard ha sottolineato come i dipendenti hanno la piena libertà di viaggiare in tutto il mondo. Il 18 giugno, il governo danese ha presentato una nuova serie di criteri che regoleranno i viaggi dei cittadini dei paesi europei in Danimarca, dal 27 giugno. Sulla base del numero di infezioni attuali, il Portogallo e la Svezia sono gli unici paesi in Europa ancora classificati ”ad alto rischio” per i viaggiatori danesi. All’inizio di questo mese la Norvegia e la Danimarca hanno concordato di riaprire i loro confini, creando una “bolla” di libera circolazione che ha escluso la vicina Svezia, dove il numero di infetti risulta molto più elevato. Stoccolma ha condannato la misura definendola immotivata e non giustificabile dal punto di vista della sicurezza sulla salute.