Coronavirus, perchè i nuovi casi di contagio riguardano i più giovani?

Studi e ricerche per meglio comprendere come avvenga il contagio da Coronavirus proseguono in paralleli con il lavoro degli scienziati per individuare un efficace vaccino. Di recente gli esperti si sono concetrati sui cosidetti nuovi contagi ovvero sulle persone che vengono infettate dal virus in questo periodo in Italia, ovvero dopo la prima ondata di Covid-19. Ne ha parlato l’epidemiologo dell’Istituto Superiore di Sanità che lavora sui report statistici diffusi periodicamente dall’Iss: Patrizio Pezzotti ha a tal proposito spiegato che le nuove persone “sono più giovani di quelle che vedevamo prima, 55 anni rispetto a 60 anni di media”. Ciò non sta a significare che il virus stia necessariamente colpendo i più giovani ma che, “essendoci meno infezioni, le capacità del sistema di fare diagnosi sulle persone meno sintomatiche è aumentata”.

Meno pressione sulla sanità consente di diagnosticare casi di contagio anche in persone con sintomi meno evidenti, e si tratta principalmente di casi riguardanti i più giovani. Al Corriere della Sera Pezzotti ha spiegato che si tratta di un “quadro con meno sotto diagnosi. Per la maggiore capacità diagnostica di identificare casi lievi, la proporzione dei casi gravi è diminuita, ma non perché sia cambiata la malattia”.