Diminuiscono i ricoveri per infarto. L’allarme degli esperti: “Rischio maggiori del Coronavirus”.
Il tasso di mortalità per infarto è aumentata del triplo passando dal 4.1% al 13.7% negli ultimi mesi. La causa è l‘insufficienza delle cure, la riduzione dei ricoveri e i ritardi dei ricoveri, i cui tempi sono aumentati del 39%. A renderlo noto è il presidente della Società Cardiologica Ciro Indolfi. I dati si riferiscono a 54 ospedali, concentrati tra la settimana tra il 12 ed il 19 marzo, nel pieno della pandemia di Covid-19, confrontati con lo stesso periodo del 2019. Il peggioramento della situazione rischia di compromettere 20 anni di prevenzione. Anche i ricoveri per scompenso cardiaco risultano inferiori rispetto all’anno scorso, con un calo del 47% e per la fibrillazione atriale del 53 %.
“Se questa tendenza dovesse persistere – avverte la Società Italiana di Cardiologia – dopo la prima fase di emergenza, i morti di infarto potrebbero superare quelli per il Covid-19. La concentrazione delle cure degli ospedali verso l’accoglienza ai contagi di Coronavirus, la riconversione di interi reparti cardiologici alla cura delle malattie infettive e la paura dei pazienti di contagiarsi ritardano i tempi di accesso con la conseguenza che i pazienti giungono in condizioni sempre peggiori in ospedale, rendendo inutile le cure come l’angioplastica primaria.