La presenza di carbonio indica un’origine lontana del corpo celeste.
Una composizione chimica inaspettata caratterizza la cometa interstellare 2I / Borisov. Scoperto nell’agosto del 2019, l’oggetto presenta un’alta concentrazione di carbonio, un elemento che spinge gli esperti ad ipotizzare un’origine in un sistema stellare ”ultrafreddo”. A renderlo noto è la NASA grazie ad uno studio realizzato dagli scienziati planetari Martin Cordiner e Stefanie Milam del Goddard Space Flight Center. Secondo la ricerca, la cometa contiene una quantità superiore alle aspettative di monossido di carbonio rispetto a quello scoperto in qualsiasi altra cometa nelle vicinanze del nostro Sole. La concentrazione di CO risulta tra le nove e le 26 volte superiore alla media delle comete che attraversano, di solito, il Sistema Solare, secondo il National Radio Astronomy Observatory (NRAO). “La cometa è ricca di Carbonio sotto forma di ghiaccio, una sostanza presente solo alle temperature nello spazio, al di sotto dei 250 gradi Celsius – ha dichiarato Milam. ”I gas che osserviamo – aggiunge Cordiner – riflettono la composizione del luogo di nascita di 2I / Borisov pertanto l’origine del corpo celeste potrebbe essere da ricercare in una regione esterna estremamente fredda di un sistema planetario distante“. Gli astronomi non hanno ancora identificato il tipo di stella attorno alla quale si è formata la cometa.
Scoperta dall’astronomo dilettante Gennady Borisov, 2I / Borisov rappresenta il secondo oggetto extrasolare mai scoperto nel nostro sistema planetario dopo lindividuazione di Oumuamua nel 2017. Attraverso una successiva osservazione grazie ad ALMA, gli studiosi hanno individuato la velocità di 2I / Borisov, pari a circa 121mila chilometri, con un’accelerazione graduale mentre si avvicina al centro del Sistema Solare. Ora il passo successivo degli esperti sarà confrontare la composizione chimica della cometa con altri oggetti interstellari per scoprire se la concentrazione di carbonio rappresenta davvero un elemento unico.