L’incidenza dell’infezione sarebbe tre volte maggiore per chi fuma.
Che correlazioni ci sono tra fumo di tabacco attivo e passivo e l’infezioni da Coronavirus? E’ risaputo come il fumo danneggi la salute favorendo le infezioni alle vie respiratorie. A renderlo noto è una serie di studi pubblicati in Cina e riportati sul sito del Ministero della Salute che hanno evidenziato un aumento di almeno il 300% del rischio di contrarre forme di polmonite severa a causa del Covid-19 nei soggetti con un passato di consumo di tabacco rispetto a non chi non ha mai fumato. Oltre il 30% dei positivi al Covid-19 fumatori presentava, al momento del ricovero, una condizione di salute più complicata rispetto ai non fumatori, con un pericolo più che doppio di essere sottoposti alla terapia intensiva e necessitare della ventilazione meccanica. Secondo lo studio i fumatori sono maggiormente esposti a patologie a trasmissione aerea, anche di grave entità, come la Tubercolosi e l’Influenza, ma anche alle altre patologie come la Sars, la Mers e altre infezione prodotte dai diversi tipi coronavirus, come il Covid-19.
All’origine del fenomeno c’è la maggiore facilità con la quale il fumo riesce a veicolare, anche più volte al giorno, all’interno dell’apparato respiratorio oltre settemila sostanze tossiche con la conseguenza della paralisi delle ciglia vibratili, una delle maggiori difese della mucosa bronchiale. La conseguenza è un ristagno del muco con le sostanze nocive e una riduzione delle difese immunitarie oltre che una maggiore incidenza delle infezioni di virus e batteri. Insomma smettere di fumare è indispensabile o ridurre le sigarette. E’ importante, inoltre, evitare di esporre gli altri familiari, soprattutto se anziani. L’Istituto Superiore di Sanità ha comunicato come i fumatori sarebbero maggiormente esposti all’infezione da Nuovo Coronavirus anche per la natura dall’atto stesso, durante il quale le dita, ma anche le sigarette eventualmente contaminate, giungono a contatto con la bocca.