L’emergenza coronavirus riguardante quasi tutti i Paesi del mondo non ‘ferma’ gli incendi. Uno dei quali è divampato in una zona molto pericolosa: la foresta radioattiva che circonda la centrale nucleare di Chernobyl, nel nord dell’Ucraina. Le fiamme sono divampate sabato 4 aprile e, come riferito dalle autorità locali, avrebbero già mandato in fumo più di 20 ettari di foresta: sono almeno 18 le unità coinvolte, come riferito dalla Protezione Civile di Kiev. Oltre ai mezzi di terra partecipano alle operazioni un elicottero e due aerei e si contano complessivamente 90 vigili del fuoco impegnati da ore nel tentativo di circoscrivere le fiamme e limitare per quanto possibile i danni.
Come confermato dalle autorità fortunatamente non è stato rivelato un incremento delle radiazioni e dunque per la popolazione che vive nelle immediate vicinanze non vi sarebbero rischi. L’area è di base già pericolosa dal momento che risulta estremamente inquinata dalle radiazioni dello storico incidente nucleare avvenuto nella centrale. E non è la prima volta che un rogo scoppia in questo territorio noto come ‘zona di alienazione’. Numerosi incendi di natura dolosa sono stati appiccati in passato ed i rischi sono molteplici: la trasformazione dei radionuclidi tossici in aerosol respirabile e l’innalzamento in aria di cenere radioattiva che può percorrere anche centinaia o addirittura migliaia di chilometri. Un problema che potrebbe tornara a ripresentarsi anche se soltanto le misurazioni del livello di radioattività dopo lo spegnimento dell’incendio potranno confermarlo.
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