Il Favipiravir è ancora in sperimentazione attraverso studi preliminari. Mancano dati precisi sull’evoluzione della malattia. Intanto le azioni della compagnia, dopo gli elogi delle autorità cinesi, si sono impennate del 13%.
L’Avigan, il nuovo farmaco indicato come ”promettente” per la cura della pandemia da Coronavirus in diversi filmati non ancora è la soluzione definitiva trovata dal Giappone. In realtà la situazione del Sol Levante, pur lontana da quella italiana, è ancora in evoluzione con un tasso di contagi previsto in rialzo soprattutto nelle isole. A fronte di un numero di successi più che soddisfacente in Cina, sia nei test effettuati a Shenzen che a Wuhan, la Corea del Sud, anch’essa indicata come modello da seguire da parte degli esperti, ha negato l’uso del farmaco. Il motivo è lo stesso riportato in uno studio del Financial Times che sottolinea come l’Avigan potrebbe avere anche effetti collaterali molto gravi, come osservato dalle autorità sanitarie di Seul su alcuni animali. Il successo è, inoltre, riferibile solo ai pazienti con un’infezione bassa o media mentre diverse complicanze sono state osservate nelle donne incinte, come la malformazione del feto; insomma sarebbe sconsigliabile somministrarlo a questa categoria di degenti. A confermarlo è il Ministero della Salute cinese, citato dal quotidiano Mainichi Shimbun che sottolinea come l’Avigan non funzioni con pazienti che hanno sintomi gravi, ovvero nel momento in cui il virus si è già moltiplicato.
Insomma la linea seguita dall’AIFA, che pur conoscendo gli effetti potenzialmente positivi del farmaco, è sempre quella della prudenza: il prodotto dovrà essere testato in maniera scientifica e approvato e tutto ciò avverrà in breve tempo, vista la gravità della situazione. L’Agenzia italiana del farmaco ha infatti attivato, in collaborazione con l’Ema, l’ente regolatorio europeo dei medicinali, una fast track, ovvero un iter veloce che consente, nel caso vengano alla luce dati su nuovi farmaci efficaci per combattere Covid-19, di approvarne l’uso nelle strutture ospedaliere in poche ore. I requisiti sono ”una maggiore disponibilità di dati sulla sicurezza dell’impiego nell’uomo“, dichiara l’Aifa ad Adnkronos Salute. Gli iter sanitari da seguire sono severi, perché la sopravvalutazione di un prodotto medicale può generare problemi ancor più gravi. Negli scorsi giorni delle sue potenzialità si è occupato il Guardian, che in un articolo, ha riportato il parere Zhang Xinmin, un dirigente del ministero cinese di Scienza e Tecnologia. Zhang Xinmin ha affermato come il Favipiravir, sviluppato da una consociata di Fujifilm, ha prodotto risultati incoraggianti negli studi che hanno coinvolto 340 pazienti. “Ha un alto grado di sicurezza ed è chiaramente efficace nel trattamento“, ha detto Zhang ai giornalisti martedì. Le analisi ai raggi X hanno confermato miglioramenti delle condizioni polmonari in circa il 91% dei pazienti trattati con questo farmaco. Il Favipiravir è l’ingrediente principale di Avigan. La caratteristica principale del farmaco è la sua capacità di impedire ai geni del virus di replicarsi all’interno delle cellule infette, ma in realtà, spiega l’Aifa, non esistono studi scientifici, oltre che dati preliminari di una ricerca non randomizzato e realizzata su un numero ristretto di persone. Insomma resta da capire quale sarà l’evoluzione degli studi sul farmaco, in riferimento ai potenziali effetti sul Coronavirus.
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