L’epidemia più violenta al mondo è in Africa centrale.
Non solo Coronavirus, un’altra epidemia sta sconvolgendo un’area molto ampia del mondo. Si tratta del morbillo che dall’inizio di gennaio sta interessando la povera Repubblica Democratica del Congo. Sono 6.000 i decessi contati nel paese dall’inizio dell’anno mentre i contagi sono 310.000. Insomma si tratta dell’epidemia più aggressiva dall’inizio del 2019, secondo Medici senza Frontiere (MSF) che aggiunge come tre quarti dei morti siano bambini. Il morbillo è un’infezione altamente contagiosa per via aerea, in grado di provocare febbre, tosse ed eruzioni cutanee. Si tratta di una malattia prevenibile con un vaccino a due dosi, disponibile dagli anni ’60. Tuttavia, l’eradicazione totale della malattia non è stata possibile, soprattutto nei paesi in via di sviluppo come la Repubblica Democratica del Congo, per diverse ragioni.
Secondo l’OMS, nel 2018 circa l’86% dei bambini nel mondo ha ricevuto una dose del vaccino contro il morbillo nel primo anno di vita; un dato in aumento rispetto al 72% nel 2000. Di conseguenza, il numero di decessi in tutto il mondo è diminuito dell’80% tra il 2000 e il 2017. La copertura vaccinale rimane, però, ancora bassa in alcune comunità vulnerabili; una condizione che si aggiunge alla malnutrizione e ai sistemi sanitari pubblici deboli. Il tutto è all’origine del focolaio virulento che sta interessando il paese dell’Africa centrale. Ad oggi la comunità internazionale non è stata in grado di rispondere efficacemente alla crisi in Congo mentre il governo non ha risorse ed efficienza sufficienti. Da quando il nuovo presidente Felix Tshisekedi è entrato in carica all’inizio del 2019, in seguito ad elezioni altamente contestate, si sono delineate importanti riforme politiche in vari settori e province, compresa la parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, dove più di 100 gruppi armati continuano a competere per il potere locale. Con il sostegno delle agenzie di aiuto, il governo della RDC avrebbe vaccinato più di 18 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni nel 2019. Nonostante questo, in alcune aree, la copertura vaccinale di routine rimane bassa e il 25% dei casi di morbillo segnalati sono bambini di età superiore ai cinque anni. Ad oggi l’attenzione dei media internazionale e dell’OMS, alla luce degli ultimi sviluppi del Coronavirus in Asia ed Europa, rimane del tutto insufficiente.