I dati pubblicati ieri mostrano la gravità della situazione.
I dati pubblicati nelle ultime ore sul Coronavirus, rendono l’Italia il paese con il più alto tasso di mortalità al mondo tra gli infetti conclamati. Secondo le autorità italiane sono 366 i decessi registrati nel nostro paese mentre gli infetti ammontano a 7.375 . La percentuale dei decessi è dunque del 4,25%, quasi uno su 20. La Cina, che ha il maggior numero di infezioni, è al secondo posto con il 3,8% dei decessi: 3.097 delle 80.700 persone registrate con covid-19 hanno perso la vita nel paese asiatico.
Il terzo paese per mortalità è l’Iran con un’incidenza del 3% sui 6.566 pazienti, ovvero 194 persone. L’indice più basso tra i territori più coinvolti dall’epidemia è la Corea del Sud, che ha una mortalità dello 0,7% : 7.134 infetti e 50 morti. In realtà la percentuale resa nota ieri dalla Protezione Civile rappresenta un numero da prendere con cautela. A confermarlo al Fatto Quotidiano è il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Istituto Galeazzi di Milano e docente di Igiene all’Università Statale, secondo cui “un tasso che oltrepassa i quattro numero percentuali rappresenta un numero sovrastimato, perché di qualsiasi epidemia si tratti, è tipico che i casi identificati risultino inferiori a quelli reali”. C’è da aggiungere che questo virus si contraddistingue da forme di sintomatologia non grave. “In tanti, in Italia e nel mondo, hanno contratto il nuovo Coronavirus senza neppure rendersene conto – aggiunge l’esperto – e probabilmente questa è stata la causa della diffusione dell’epidemia”. Insomma i contagiati potrebbero essere molti di più; in tanti già guariti, altri con forme lievi. “In questi casi – dichiara Pregliasco – il numero degli infetti si moltiplica per dieci. Questo significa che non siano in grado di parlare di tasso di mortalità del virus, perché non abbiamo e, probabilmente, non avremo mai i numeri reali, ma solo di tasso di mortalità tra i contagiati che il sistema sanitario è riuscito a identificare”.