Gli incendi nell’area di Chernobyl rappresentano sempre più un’emergenza.
Non è solo l’Australia a bruciare. Nel corso degli ultimi anni il fenomeno dei roghi dolosi ha coinvolto anche i boschi dell’Ucraina, nella zona di Chernobyl, in un’area molto vicina al disastro nucleare del 1986. Dopo l’incidente nucleare, infatti, la zona fu evacuata con numerose città abbandonate che divennero ben presto preda della vegetazione. Una fitta foresta primordiale circonda, oggi, la zona di alienazione, dove le persone non possono più abitare. Ma mentre la vegetazione e il suolo assorbono particelle di uranio-238, cesio-137 e altri radionuclidi liberati a causa del disastro, la foresta è sempre più oggetto dell’attività umana. Il traffico di legno provoca abbattimenti massicci in un paese che utilizza ancora massicciamente il carbone per riscaldarsi. E anche gli incendi dolosi minano sempre più l’area, per nascondere il traffico illegale di legno. Roghi che spesso durano anche diverse settimane minando la salute di città importanti, come Kiev, la capitale del paese.
Ma gli incendi nell’area di Chernobyl liberano nelle aree limitrofe i radionuclidi tossici del terreno trasformando l’aria in un aerosol irrespirabile. “La cenere prodotta è in grado di essere fortemente radioattiva – spiega ad Al Jazeera Timothy Mousseau, professore di scienze biologiche presso l’University of South California – perché tutti i radionuclidi contenuti negli alberi si sono condensati e concentrati lì“. Il vento trasporta le ceneri a grande distanza al di fuori della Zona, mentre altre vanno a depositarsi nei luoghi prossimi all’incendio, aumentandone notevolmente il livello di radioattività.