La disperazione degli animali, da mesi senza acqua, li spinge sempre più frequentemente nei terreni e nelle case degli aborigeni.
I leader aborigeni del Sud Australia, area allo stremo per la siccità, hanno ordinato l’eliminazione dei cammelli selvaggi grazie ad un team di tiratori professionisti. Saranno oltre 10.000 gli animali ad essere abbattuti partire da mercoledì. La motivazione è nella sete che spinge gli animali, alla disperata ricerca di acqua, nelle comunità rurali dove provocano il caos. Lo sterminio degli animali coinvolgerà le terre di Anangu Pitjantjatjara Yankunytjatjara, situata nel nord-ovest dello stato meridionale dell’Australia. A sostenere le motivazioni delle comunità locali è, in un’intervista, l’ufficiale locale Marita Baker, che ai giornalisti locali ha spiegato come i cammelli frantumino le recinzioni, si avvicinano alle case, cercano di attingere acqua anche dai condizionatori d’aria impedendo ai residenti di uscire dalle proprie case. ‘‘Nelle comunità di Anangu Pitjantjatjara Yankunytjatjara – aggiunge – ci sono migliaia di cammelli che seminano il caos, causando danni significativi alle infrastrutture”. In alcuni casi le carcasse degli animali morti contaminano le fonti d’acqua e i siti culturali”. Ad aggravare la situazione sono le accuse degli ambientalisti, che indicano le emissioni di metano di cui sono protagonisti gli animali.
“Un milione di cammelli selvatici emettono l’equivalente di una tonnellata di CO2 all’anno, una quantità pari a 400.000 auto in più sulle strade“, a dichiararlo ai media è l’australiano Tim Tim, esperto nel settore. Attualmente sono 1,2 milioni, secondo le stime, i cammelli che vivono in Australia, localizzati principalmente nel centro del paese e che ora stanno migrando verso altre zone, compresi i terreni agricoli, in cerca di cibo e acqua per sfuggire alla siccità. Questi animali furono portati dall’uomo, in Australia, intorno al 1840; da allora la loro popolazione è cresciuta notevolmente, nonostante i tentativi degli australiani di ridurne il loro numero.