Il fenomeno dei piro cumulonembi, dei particolari sistemi temporaleschi prodotti dal fumo e dal calore degli incendi.
Un fenomeno legato ai colossali incendi che in questi giorni stanno coinvolgendo l’Australia è la creazione di sistemi meteorologici autonomi. A rivelarlo, in uno studio, è il Bureau of Meteorology in Victoria, secondo cui i roghi stanno alimentando i cosiddetti piro cumulonembi, le nuvole in grado di generare anche violenti temporali. Queste precipitazioni, al contrario di quanto si possa immaginare, non limitano lo sviluppo degli incendi, ma anzi lo alimentano grazie ai venti ed ai fulmini. Le raffiche trasportano i tizzoni che mentre i movimenti ascensionali del fumo e aria calda generano una nube verticale instabile, in grado di scagliare le ceneri roventi su un’ampia zona. Il contatto tra l’aria calda della zona non interessata dai roghi è in grado di produrre fulmini anche molto potenti, che innescano nuovi incendi. In condizioni di vento estremo possono svilupparsi quelli che in gergo sono conosciuti come ”firenado”, ovvero colonne di fuoco che si innalzano in atmosfera.
Un piro cumulonembo non ha caratteristiche significativamente diverse rispetto ai classici cumulonembi, con l’unica differenza che, in queste condizioni, le correnti ascensionali non sono prodotte dal caldo emanato dal terreno, ma dagli incendi. Secondo numerosi studi, i piro cumulonembi sarebbero un fenomeno in aumento a causa del global warming: con le alte temperature e la siccità che rappresentano le condizioni ideali per lo sviluppo di roghi sempre più imponenti.