Il rischio è che il bacino si prosciughi nei prossimi anni.
Il Mar Morto sta sempre più morendo; non è un triste gioco di parole, ma la realtà che vive, oggi, il lago che bagna Israele, la Giordania e la Cisgiordania. Ad accentuare il fenomeno non è solo il riscaldamento globale e la mancanza di piogge, ma la nascita di sinkhole, delle voragini che si sviluppano improvvisamente sul fondale ingoiando l’acqua. Se negli anni novanta il fenomeno risultava limitato, oggi sono oltre seimila le formazioni avvistate solo sul lato israeliano. Ogni giorno appare un nuovo ”pozzo” mentre il livello dell’acqua continua a scendere modificando il paesaggio.
Le dimensioni delle buche variano dai pochi centimetri fino a raggiungere profondità di ottanta metri. Le sinkhole si producono a causa del progressivo ritrarsi delle acque salate che espone il fondale e il suo sottosuolo, ricco di depositi di sale, alle infiltrazioni dell’acqua piovana. Quest’ultima scioglie i depositi sotterranei producendo diversi metri cubi di vuoto. A questo punto è inevitabile il collasso della superficie per effetto della forza di gravità. Dagli anni quaranta il livello dell’acqua del Mar Morto è diminuito di oltre 25 metri, per effetto delle attività estrattiva del sale di potassio e magnesio ed alla deviazione del fiume Giordano, suo unico affluente. Se fino a pochi anni fa progressivo prosciugamento del bacino spingeva i resort ad aggiungere ombrelloni sulle spiagge sempre più ampie, oggi il rischio che il suolo crolli improvvisamente sta ridimensionando la costruzione di nuove strutture.