Un nuovo studio rivaluta il rischio degli eventi esplosivi del vulcano.
Le eruzioni dell’Etna, per quanto violente, sono comunemente considerate ”poco pericolose” per la popolazione a valle. Ma un evento, in particolare, provocò diversi danni, nel 1669. Un’eruzione impressionante che produsse la distruzione di ben tredici comuni. Sulla base dei dati relativi a quella potente eruzione, un nuovo studio dell’associazione PassioneEtna, ha realizzato un documentario di circa cinquanta minuti che, ripercorrendo le tappe dell’eruzione del 1669, mostra come oggi diverse aree devastate oltre tre secoli fa, risultino notevolmente urbanizzate.
Secondo un nuovo studio condotto dai ricercatori del Laboratorio di Tecnologie per la Geofisica dei Vulcani (TecnoLab), coordinati da Ciro Del Negro, ha rivelato, inoltre, come diverse aree urbanizzate lungo i fianchi del vulcano possano subire i danni di una possibile devastante eruzione. L’aumento della densità della popolazione e delle strutture abitate ha spinto gli esperti a rivalutare i rischi legati ai possibili percorsi lavici, la possibilità di sviluppo di nuove bocche eruttive e di eventi esplosivi. Alla luce dei nuovi dati, l’esposizione a rischi maggiori riguarda la Valle del Bove, le aree superiori delle fenditure a sud e a nord est del cono; zone che oggi risultano disabitate. Ma ad essere esposta è anche parte della costa orientale della Sicilia (compreso il comune di Catania), un’area ad alta concentrazione di popolazione. Al margine dello studio gli esperti hanno invitato le istituzioni ad una maggiore attenzione riguardo l’urbanizzazione dell’area.