La permanenza in Antartide provoca un assottigliamento del volume di alcune aree del cervello.
Un’esperienza indimenticabile, faticosa e che mette a dura prova anche il cervello. A rivelare gli effetti di un lungo soggiorno in Antartide è uno studio pubblicato sull’England Journal of Medicine e che mostra come la permanenza nella regione polare provochi una diminuzione del volume cerebrale. A sperimentarlo, dopo 14 mesi, è un team di esperti composto da nove persone. In pratica gli studiosi, appena tornati a casa, presentavano un assottigliamento visibile in alcune aree del cervello. Si tratta di un cambiamento visibile, prodotto dall’isolamento e dalla ridotta varietà di relazioni sociali. L’assottigliamento più notevole è avvenuto nella regione dell’ippocampo, un’area del cervello indispensabile all’apprendimento e alla memoria, ma anche essenziale per le funzioni di elaborazione delle emozioni e nelle interazioni umane.
A realizzare l’esperimento è stato Alexander Stahn, un ricercatore specializzato in medicina spaziale alla Charité-Universitätsmedizin di Berlino, che ha arruolato 9 ricercatori che per 14 mesi sono rimasti nella Neumayer Station III, una base di ricerca tedesca dell’Alfred Wegener Institut sulla piattaforma di ghiaccio Ekström, poco lontano dal Mare di Weddell. Al termine del periodo trascorso nella struttura, gli esperti hanno notato, tra i partecipanti alla missione, una riduzione delle dimensioni dell’ippocampo in una percentuale compresa tra i quattro e i dieci punti rispetto alla partenza. Alla luce dei dati, sembra che l’isolamento e la carenza di stimoli siano all’origine della riduzione delle dimensioni del cervello oltre che ad una riduzione delle funzioni cognitive come la memoria.