Le formazioni gigantesche si estendono per decine di metri poco lontano dall’atollo di Bikini.
Tra il 1946 e il 1958, durante i primi anni della guerra fredda, l’atollo disabitato di Bikini fu oggetto di un massiccio bombardamento da parte dell’esercito americano. L’obbiettivo degli USA era testare la potenza del proprio arsenale nucleare affondando le navi da guerra e lasciando crateri sul fondo dell’oceano. Oggi, dopo 73 anni, un team di scienziati è tornato sul sito per effettuare una mappatura dei fondali marini presentando i risultati delle ricerche in una riunione della American Geophysical Union. Durante i test militari, la detonazione di 23 ordigni nucleari è stata effettuata in sette siti. I test hanno lasciato una forte radioattività nell’area con concentrazioni di plutonio comprese tra le 15 e le 1.000 volte maggiori rispetto ai campioni raccolti nelle aree colpite dalle catastrofi di Chernobyl e Fukushima.
Nel’ambito dello studio, gli esperti si sono concentrati su quattro test nucleari: Able e Baker, dall’Operazione Crossroads del 1946; e Castillo Bravo e Castillo Romeo, del 1954. Il paesaggio sottomarino di Operation Crossroads è stato mappato in altissima risoluzione e ha prodotto un modello di elevazione digitale di un metro per pixel. Questo modello, su larga scala, fornisce un nuovo contesto che mostra gli effetti delle bombe atomiche su entrambe le navi e la morfologia del fondo marino adiacente. Sul fondale del test Baker è stato scoperto un cratere che rimane ancora oggi visibile con un rilievo di circa 8 metri e un diametro approssimativo di 700. Una successiva mappatura ha rivelato evidenti prove del cratere lasciato dall’esplosione di Castillo Bravo, una bomba a idrogeno da 15 megaton che ha distrutto 3 isole. In questo caso il cratere ha un diametro approssimativo di 1.400 metri ed una profondità compresa tra i 25 e i 30 metri.