Ecco come due batteri, insieme, possono provocare un caso gravissimo di fascite necrotizzante.
Un nuovo studio, condotto da ricercatori delle università statunitensi attraverso l’analisi genetica, ha identificato il modo in cui due diversi ceppi della stessa specie di batteri carnivori agiscono insieme causando danni molto maggiori rispetto alla loro ‘‘azione singola”. Negli ultimi anni sono state rilevate gravi infezioni che progrediscono rapidamente e sono resistenti ai trattamenti e sono generalmente causate da vari tipi di microbi. “Questa ricerca – Rita Colwell, co-autore della ricerca – fornisce una chiara evidenza su come un’infezione molto grave, considerata causata da una singola specie di batteri naturali, in realtà ha risposto a due ceppi. Uno di loro produce una tossina che rompe il tessuto muscolare e consente all’altro di migrare verso il sistema sanguigno e infettare gli organi”.
Gli esperti hanno studiato l’infezione su un paziente che aveva una parte dei suoi quattro arti amputati a causa della fascite necrotizzante. Inizialmente, i medici credevano che la malattia fosse monomicrobica, ovvero causata da una singola specie di batteri: Aeromonas hydrophila. Tuttavia, un’analisi genetica sulle caratteristiche dei batteri ha rivelato come si trattasse di due ceppi diversi. Inizialmente, i ricercatori hanno catalogato questi due gruppi come fascite necrotizzante 1 (NF1) e fascite necrotizzante 2 (NF2) spiegando come nessuno di loro potesse, da solo, produrre una grave infezione. Appena unito la loro ”azione” sono diventati, però, molto più pericolosi. “Con questi nuovi metodi – spiega Colwel – possiamo determinare come i microbi possono anche lavorare insieme, siano essi batteri, virus o parassiti“. Gli esperti sostengono come la soluzione a questo problema potrebbe essere una miscela di antibiotici o farmaci terapeutici. ”Il semplice fatto di essere in grado di identificare meglio gli agenti coinvolti nelle infezioni – concludono gli esperti – aiuterà ad ottenere risultati migliori nel trattamento dei pazienti infetti“.