L’antica capitale dell’Impeto Romano era popolata da gruppi etnici differenti.
Un’antica capitale popolata da immigrati, dove le razze si mescolavano componendo un quadro di melting pot che sa tanto di New York. E’ la Roma dell’antichità secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Science e realizzata dall’Università di Roma La Sapienza. I risultati si basano sui ritrovamenti realizzati in 29 siti archeologici nella capitale testimoniano la natura dell’antica città di vero e proprio crocevia di civiltà, con etnie anatoliche, iraniane e ucraine che si mescolano nel profilo genetico degli abitanti giunti nel Lazio in 12.000 anni di migrazioni. La scoperta, a cui la rivista Science ha dedicato la copertina, è il frutto di una ricerca realizzata da un gruppo internazionale guidato da Alfredo Coppa, antropologo fisico della Sapienza di Roma.
Quello appena realizzato è il primo studio genetico su un impero dell’antichità. Il Dna studiato proviene dai resti di 127 persone vissute a Roma e nelle zone vicine del Lazio in un periodo che va dai 12.000 anni fa e all’Età Moderna. Circa 8mila anni fa la zona in cui si è sviluppata la cosiddetta Città Eterna risultava già popolata da gruppi di cacciatori -raccoglitori, con l’arrivo successivo di agricoltori mediorientali, anatolici e iraniani e successivamente, tra 5.000 e 3.000 anni fa, di popolazioni di origine ucraina. La nascita di Roma e successivamente dell’Impero, ha portato ad un notevole sviluppo della variabilità genetica. “La verifica de del Dna ha rivelato come, mentre l’Impero Romano si espandeva nel Mediterraneo, popolazioni dal Vicino Oriente, Europa e Nord Africa si sono stabiliti a Roma, modificando il volto di una della città. Insomma “Roma era come New York” spiegano gli studiosi con una concentrazione di persone di diverse origini. La successiva ascesa del Sacro Romano Impero ha comportato, successivamente, l’afflusso di elementi genetici dai popoli dell’Europa centrale e settentrionale.