La borsa di uno sciamano con una quantità di droga impressionante a Tiwanaku.
Un mix di sostanze stupefacenti davvero impressionante quello scoperto in una borsa di un antico sciamano in Bolivia. Si tratta di una serie di sostanze che se usate in combinazione hanno conseguenze particolari per il cervello. Le sostanze erano trasportate in una borsa da un luogo lontano. La scoperta dell’astuccio è stata effettuata nella valle del Sora River, in Bolivia. Sono 3 o più probabilmente 5 le sostanze psicoattive prodotte grazie a piante, come descritto in uno studio pubblicato sulla rivista PNAS realizzato da un team di archeologi dell’Università della California Berkeley e della Penn State University mentre erano intenti a cercare i resti di insediamenti umani in alcune grotte scavate nella roccia del sudovest della Bolivia. Nella caverna Cueva del Chileno, in particolare, il team di esperti ha scoperta una borsa in pelle animale realizzata tra il 900 e il 1.100 d.C., appartenente a un membro della popolazione dei Tiwanaku, popolazione pre-incaica che visse sugli altopiani andini fino al 950 d.C. circa.
L’astuccio si componeva di musi di volpe cuciti insieme e conteneva tracce di diverse piante psicotrope costituenti, insieme, la più alta quantità di sostanze stupefacenti mai scoperte. All’interno della borsa c’erano anche le strumentazioni dello sciamano: alcune tavolette in legno per triturare le foglie e per sniffarne la polvere ottenuta, oltre a due spatole in osso di lama e un tubicino per fumare, circondato da due trecce di capelli umani. Le tipologie di miscuglio ottenibile erano tra i tre ed i cinque, compresa la cocaina e un composto prodotto dal suo trattamento, la benzoilecgonina, realizzato dai resti di una foglia della pianta di coca. Non mancava la bufotenina, un allucinogeno presente sulla pelle dei rospi, sui semi e sulle foglie delle piante, e di psilocina, che si estrae da alcuni funghi allucinogeni. L’uso di queste particolari “tisane” nei nativi, ma la scoperta prova come fosse usato già mille anni fa. Il titolare dell’astuccio, a quanto pare, usava le sostanze talmente bene le sostanze da conoscerne gli effetti della sua associazione, per utilizzi rituali o sotto forma di farmaci.