Dopo mesi di prove e tentativi System 001/B avrebbe iniziato a raccogliere i rifiuti nel Pacifico. Il prototipo dell’enorme barriera galleggiante che, spinta dall’azione delle correnti, ha il compito di rastrellare la sporcizia presente nell’oceano avrebbe dato i primi risultati positivi come confermato da Boyan Slat, il ragazzo che l’ha inventata e che a soli 17 annii ha fondato l’organizzazione no-profit The Ocean Cleanup, nata allo scopo di ridurre per quanto possibile l’estensione dell’isola di plastica localizzata tra California e Hawaii. Il prototipo è stato varato nel giugno 2019, forte dei 35 milioni di dollari raccolti dall’organizzazione: stando a quanto dichiarato da Slat il braccio galleggiante sarebbe all’opera e avrebbe già raccolto con successo innumerevoli tipologie di rifiuti, dalle ruote di auto alle reti da pesca oltre ad importanti quantità di frammenti di plastica di 1 mm.
Un primo tentativo era già stato fatto nel 2018 ma in quell’occasione la forza del vento e l’azione delle imponenti onde provocarono una rottura della barriera e ci vollero diversi mesi per riparare i danni. Nel corso del primo tentativo, inoltre, la barriera non era riuscita a raccogliere rifiuti: per questo è stata aggiunta al prototipo un’ancora galleggiante che consente di rallentare la deriva della barriera consentendogli in tal modo di fermare quei rifiuti che si muovono con maggiore velocità. Forte del successo, Slat intende dar seguito alla produzione di barriere galleggianti di dimensioni sempre maggiori. E’ stato anche creato un progetto chiamato Trash Free Seas PRogram da parte dell’organizzazione ambientale senza scopo di lucro Ocean Conservancy, secondo il quale almeno 600/800mila tonnellate di attrezzi da pesca finirebbero in mare ogni anno alle quali si sommano 9 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica che finiscono nell’oceano da fiumi e spiagge. Ocean Cleanup verrà affinato per poter rimanere in mare sempre più a lungo per poi svuotarlo una volta l’anno.