Un evento improvviso, probabilmente un insieme di eruzioni vulcaniche, rese il pianeta torrido.
Per molti scienziati Venere è il pianeta gemello della Terra, per distanza dal Sole e per dimensioni. Eppure oggi Venere presenta un’atmosfera che risulta novanta volta più densa della nostra, ricca di sostanze tossiche ed una temperatura che sulla superficie supera i quattrocento gradi. Secondo le ricostruzioni, però, il corpo celeste avrebbe avuto, in passato, delle condizioni ideali per lo sviluppo e il mantenimento della vita. Vasti oceani hanno bagnato la superficie per miliardi di anni, fino ad un evento improvviso e catastrofico. A rivelarlo è uno studio del Goddard Institute of Space Science. Per un periodo compreso tra i tre e quattro miliardi di anni, Venere aveva una temperatura tra i venti e i cinquanta gradi, fino a quando un cataclisma, circa settecento milioni di anni fa, ne provocò l’inabitabilità.
Fu il rilascio improvviso di ingenti quantità di anidride carbonica a rendere il pianeta un vero e proprio inferno torrido. Secondo le ricostruzioni sul pianeta delle origini, in fase di raffreddamento, la CO2 sarebbe stata immagazzinata nelle rocce silicee, lasciando in atmosfera l’azoto; insomma un processo simile a quello terrestre. L’evento che 700 milioni di anni fa ha riportato l’anidride carbonica in atmosfera potrebbe essere legato al vulcanismo, simile al periodo dei Trappi Siberiani sul nostro pianeta. La scala dell’evento fu colossale e rese Venere così densa di anidride carbonica da indurre un potente effetto serra.