Ecco le conseguenze dello sversamento dell’acqua dei reattori nell’Oceano deciso dalla TEPCO.
Ha destato scalpore la notizia riguardo la scelta della Tokyo Electric Power Company (TEPCO), la società giapponese che gestisce la centrale nucleare di Fukushima, di sversare l’acqua radioattiva nell’Oceano. In realtà il danno per l’ambiente, come annunciato da diversi esperti, è limitato, se non nullo. E’ di circa 1 milione di metri cubi l’acqua presente nell’impianto con un’attività di 1015 Bq, cioè 1.000 TeraBq, l’unità che misura l’attività del trizio. In pratica per ogni chilometro quadrato e cento metri di profondità di oceano, la concentrazione del trizio sarebbe di 10mila Bq per litro, una concentrazione che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene accettabile per l’acqua potabile. L’esempio prende in considerazione una piccola estensione dell’oceano, tralasciando correnti che rimescolerebbero la sostanza in pochi minuti in un’area enorme diluendo la sostanza.
E’ da tenere presente, inoltre, come il rilascio degli effluenti radioattivi nell’ambiente risulti una prassi consolidata e comune in tutti gli impianti radioattivi, naturalmente nel rispetto della popolazione circostante alle strutture. Ma cos’è il trizio, la sostanza immessa nell’Oceano dalla centrale nucleare? Si tratta dell’isotopo radioattivo dell’idrogeno composto da un protone e due neutroni e un elettrone che gli gira inroeno. E’ un elemento che decade emettendo radiazioni che si dimezzano ogni dodici anni.