Batterio New Delhi: sale il numero di morti in Toscana. L’allarme dell’ISS

Aumentano i casi per il superbatterio New Delhi, quasi tutti in Toscana.

La diffusione del superbatterio New Delhi preoccupa gli scienziati dell’Istituto Superiore di Sanità. Secondo gli studiosi la variante della Klebsiella pneumonie rappresenta una minaccia del tutto nuova per l’Italia e rappresenta un ”ampio fenomeno epidemico che coinvolge varie strutture sanitarie, con un numero notevole di pazienti colonizzati o infetti”. Secondo gli studiosi dell’Iss il fenomeno comporta la necessità di aumentare la soglia di attenzione in tutto il paese”. Ma è la resistenza della Klebsiella pneumoniae a preoccupare gli scienziati, visto che gli antibiotici più potenti come i carbapenemi risultano inefficaci a fermare le infezioni provocate dal batterio New Delhi. Quest’ultimo è l’enzima prodotto da uno dei ceppi di K. pneumoniae ed è stato scoperto, per la prima volta, in un paziente svedese di ritorno dalla capitale indiana.

I numeri della sorveglianza coordinata dall’Istituto di Sanità mostrano una diffusione notevole, durante il secondo semestre del 2018, dell’incidenza di infezioni legate a questo particolare ceppo di batterio. Sono 53 i casi registrati, di cui 38 nell’ultimo anno. Ben 31 provengono dalla regione Toscana, una situazione che appare inedita rispetto ai focolai ”sporadici” registrati negli ultimi anni ed introdotti da soggetti provenienti da viaggi all’estero. In ogni caso le persone che entrano in contatto con batteri di questo tipo, ne diventano portatori, ma solo una piccola percentuale contrarrà un’infezione. Il batterio in questione, conosciuto con la sigla di NDM, presenta una diffusione molto alta nelle strutture sanitarie, soprattutto in aree con alta concentrazione di turisti, come la Toscana. Nelle maggior parte dei casi trattati dal 2008, anno della scoperta del batterio, si è trattato di colonizzazioni, anche se non sono mancati i casi di infezioni gravi, nella maggior parte dei casi in pazienti con uno stato di salute già compromesso. Secondo gli studiosi questo tipo di batteri possono essere trasmessi per contatto perciò è utile osservare le corrette pratiche igieniche, soprattutto negli ambienti ospedalieri.