La prima centrale nucleare russa sarà realizzata per rifornire le città siberiane.
Rifornire di energia le sperdute città del nord della Siberia è un obbiettivo sempre più alla portata per i russi. Il governo di Mosca attinge il 20% del suo Pil dalla produzione di risorse delle aree più sperdute di queste zone isolate, spesso raggiungibili solo con l’aereo. Il trasporto e la produzione di di energia su centrali galleggianti rappresenta il metodo più rapido e semplice, vista la sempre minore quantità di ghiaccio lungo la cosiddetta ”Via Artica”. La centrale nucleare galleggiante Akademik Lomonosov, ultimata prima dell’autunno di quest’anno, sarà la centrale più al nord del mondo e la seconda centrale nucleare galleggiante mai costruita dopo lo Sturgis, struttura realizzata dagli americani sullo Stretto di Panama.
L’Akademik Lomonosov trasporta due reattori nucleari KLT-40S con uranio a basso arricchimento in grado di produrre energia sufficiente per 100 mila persone. La sicurezza è garantita da Rosatom, l’ente nazionale russo per l’energia nucleare ”perché usa la tecnologia già presente sui sottomarini nucleari russi”. Una struttura inaffondabile aggiungono i russi. Intanto alcuni paesi confinanti alla Russia, tra cui la Norvegia, hanno specificatamente richiesto a Rosatom di non caricare il combustibile nucleare fino a quando la piattaforma non sarà rimorchiata lontana dai propri confini. Ma anche in caso di incidente, spiegano i russi, l’acqua, allo stato ghiacciato, sarebbe usata come refrigerante temporaneo, mentre rischi derivanti dalle onde sono ridotti da un bacino realizzato intorno; una struttura in grado di resistere anche agli tsunami.