Il razzo esploso l’8 agosto scorso avrebbe spinto le radiazioni anche in Norvegia.
Le autorità norvegesi per la sicurezza nucleare hanno scoperto quantità minime di iodio radioattivo nell’area poco lontano dal confine con la Russia. Il fenomeno è stato registrato pochi dopo l’esplosione del missile nucleare sulla piattaforma a pochi metri dalla costa del Mar Bianco. I dati provengono dalla stazione di filtrazione dell’aria di Svanhovd, nel Nord del Paese, nelle immediate vicinanze del confine con la Russia e si riferiscono al periodo che va dal 9 al 12 agosto.
Il 10 agosto, l’agenzia nucleare russa Rosatom ha confermato un’esplosione nella base militare nella regione di Arkhangelsk, avvenuta due giorni prima. Nel comunicato ufficiale, però, le autorità norvegersi hanno aggiunto come “Allo stato attuale, non è possibile determinare se l’ultimo rilevamento di iodio (radioattivo) sia correlato all’incidente di Arkhangelsk“. In realtà la questione è poco chiara. Fin da subito le autorità russe hanno escluso la contaminazione radioattiva, riferendo di problemi durante le operazioni di collaudo di un “motore a razzo a propellente liquido“. Poco dopo, però, le autorità comunali di una città vicina alla base avevano annunciato di avere “registrato un breve aumento della radioattività”; pubblicazione poi ritirata. Solo successivamente la Russia ha amesso l’esoplosione di un missile nuclear aggiungendo, però, come l’impatto ambientale sull’area circostante sia minimo tranquillizzando la popolazione.