Secondo recenti dati esisterebbe una correlazione tra l’assunzione di curcuma e problemi al fegato.
Da anni indicata come une vera e propria panacea per svariati mali, la curcuma potrebbe riservare cattive sorprese, soprattutto in occasione di un consumo prolungato. A rivelarlo è una serie di ricerche effettuate sia in Europa che negli Stati Uniti. Anche in Italia il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità hanno segnalato un incremento esponenziale dell’incidenza problemi di natura epatopatia e di colesterolo in associazione con l’assunzione di integratori contenenti curcumina. La sostanza, principale costituente della Curcuma longa, è apprezzata per le sua proprietà biologiche anti-ossidanti, anti-infiammatorie ed anti-neoplastiche. In pratica è risaputo come la curcuma incida sulla produzione di radicali liberi limitandone la diffusione; insomma combatte l’invecchiamento.
Il pericolo, però, sta negli effetti epatossici che accomuna gli integratori alla curcuma ai molti medicinali di natura oncologica, antiffiammatoria, analgesica e antidepressivi. Il danno epatico più comune è la necrosi degli epatociti, accompagnata dallo sviluppo di steatosi e colestasi. Sia nel nostro paese che negli USA, paesi in cui il consumo di integratori è letteralmente esploso negli ultimi anni, si è registato un aumento di casi di epatite. In un caso registrato negli Usa, una donna americana di 71 anni, consumatrice di prodotti a base di curcumina, l’epatite si è risolta solo dopo sospensione del prodotto a base di curcumina, e le transaminasi si sono normalizzate. Casi di epatotossicità sono stari riportati nel 5% circa dei pazienti che utilizzano integratori con curcumina, soprattutto a seguito di un consumo protratto, oltre ad un mese, di integratori a base di curcumina. L’origine del danno non è chiara e forse è derivante ad alcuni componenti contenuti negli integratori che interagiscono con la curcumina o con la concomitanza assunzione di farmaci.