Il gas è considerato cancerogeno dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Le tante faglie che si sono aperte a seguito degli eventi sismici recenti producono significative quantità di gas radon, una sostanza radioattiva pericolosa per la salute umana. A renderlo noto è uno studio sulla rivista internazionale Frontiers in Public Health dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Il gas radon rientra nel cosiddetto ”gruppo 1” nella quale l’Organizzazione Mondiale della Sanità colloca gli agenti pericolosi per la salute, in grado di provocare tumori. Le spaccature dell’Etna fratturano in modo massiccio le rocce circostanti aumentando così significativamente la loro permeabilità.
Questo processo consente ai fluidi e ai gas presenti nel sottosuolo di muoversi più liberamente attraverso le aree fratturate, raggiungendo la superficie con più facilità. Tra i tanti gas che raggiungono la superficie, il radon emerge in maniera silenziosa e subdola. Le tracce della sostanza sono state registrate da 12 sensori collocate in sette edifici sulle pendici a sud e ad est del vulcano: nel comune di Giarre, Zafferana Etnea, Aci Catena, Aci Castello e Paternò. In queste zone i sensori hanno rilevato una quantità media annua ben al di là dei 100 Bq/m3, dato allarmante secondo l’Oms. Spesso la concentrazione media è apparsa superiore a 300 Bq/m3, con punte superiori a 1.000 Bq/m3, soprattutto nelle abitazioni più prossime alle faglie.