Sono dati preoccupanti quelli relativi all’enorme isola di plastica scoperta nell’oceano Pacifico, poichè indicano come le sue dimensioni stiano aumentando considerevolmente. La conferma arriva dalla fondazione olandese Ocean Cleanup che ha sorvolato l’isola interamente composta da frammenti di plastica a bordo di aerei e che l’ha percorsa in tutta la sua estensione con le navi contando circa 80mila tonnellate di pezzi di varie dimensioni in un’area grande tre volte la Francia. Una massa di spazzatura della quale non si vede la fine che le correnti oceaniche hanno convogliato e concentrato in una specifica zona del Pacifico e che, stando alle ultime analisi, sarebbe caratterizzata da una concetrazione di rifiuti al chilogrammo al chilometro quadro di gran lunga superiore a quanto di pensasse, circa 16 volte in più. Esteticamente l’isola appare come una sorta di zuppa estremamente densa, a metà strada tra California e Hawaii.
Su Scientific Reports sono stati pubblicati i nuovi dati: la concentrazione di plastiche è passata da 400 grammi a 1,23 kg per chilometro quadro dagli anni ’70 ad oggi. La metà del 99,9% di plastica presente è formata da reti da pesca mentre il resto è una importante parte dei 320 milioni di tonnellate di plastica prodotte annualmente nel mondo. I ricercatori ricordano che non è l’unica isola di rifiuti: anche nel mar Tirreno è presente una situazione similare seppur su scala più ridotta. Quella nel Pacifico è composta, per il 53%, da oggetti di oltre 50 cm ma il 94% dei residui sono microplastiche di meno di mezzo centimetro, con una stima di circa 1,8 trilioni di pezzi presenti. Le navi della Ocean Cleanup, peraltro, sono riuscite a dragare solo la superficie non considerando la componente di plastica che finisce sott’acqua entrando, quando ingerita da plankton e pesci, a far parte della catena alimentare.